Un'esplorazione innovativa condotta dai ricercatori dell'Oregon Health and Science University (OHSU) ha portato alla luce un nuovo meccanismo di morte cellulare nel morbo di Alzheimer e nella demenza vascolare, aprendo la strada a nuove prospettive nella ricerca e potenziali approcci terapeutici.
Questo importante studio, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Annals of Neurology, evidenzia nella ferroptosi (una forma di morte cellulare indotta dall'accumulo di ferro all'interno delle cellule) la causa della scomparsa delle cellule microgliali nel cervello.
Comprensione delle microglia e del loro ruolo nella neurodegenerazione
Le microglia, le cellule immunitarie che risiedono nel cervello, sono fondamentali per mantenere un ambiente neuronale sano rimuovendo i detriti cellulari, soprattutto quando la mielina (la guaina protettiva che circonda le fibre nervose) è danneggiata. Tuttavia, questa recente ricerca rivela una rivelazione sorprendente: l'atto stesso di rimuovere la mielina ricca di ferro porta alla distruzione della microglia attraverso la ferroptosi, rimodellando la nostra comprensione della progressione dell'Alzheimer e della demenza vascolare.
Tecniche innovative scoprono nuove realtà
Guidato dall'autore principale e stimato neuroscienziato Stephen Back, MD, Ph., il gruppo di ricerca dell'OHSU ha utilizzato tecniche innovative, compreso l'esame post-mortem del tessuto cerebrale umano di pazienti affetti da demenza. Il dottor Back, con una solida esperienza negli studi sulla mielina, ha sottolineato la natura innovativa dei risultati, facendo luce sull'intricata relazione tra neurodegenerazione e deterioramento della mielina.
La scoperta fondamentale è stata resa possibile da una metodologia all'avanguardia guidata dall'autore principale Philip Adeniyi, Ph.D., un ricercatore post-dottorato nel laboratorio del Dr. Back. Questa tecnica si è concentrata sul ruolo delle microglia nelle regioni della sostanza bianca del cervello di pazienti affetti da morbo di Alzheimer e demenza vascolare.
Il dottor Back ha riconosciuto l'importanza dei risultati, affermando: “Abbiamo trascurato un'importante forma di morte cellulare nella malattia di Alzheimer e nella demenza vascolare. È semplicemente incredibile che questo ci sia mancato fino ad ora”.
Implicazioni e direzioni future
La rivelazione ha implicazioni trasformative per la nostra comprensione dell'Alzheimer e della demenza vascolare. La degenerazione microgliale, un'osservazione chiave fatta dalla coautrice Kiera Degener-O'Brien, MD, suggerisce la tossicità del ferro dei frammenti di mielina che causano questa degenerazione. Le implicazioni sono profonde: queste cellule immunitarie soccombono mentre svolgono le loro funzioni protettive, il che potrebbe portare al declino cognitivo nei pazienti.
Riconoscendo il potenziale impatto, il dottor Back prevede un crescente interesse da parte dell'industria farmaceutica, prevedendo lo sviluppo di composti mirati alla degenerazione microgliale.
L’origine di questo ciclo degenerativo è probabilmente da far risalire a ripetuti episodi di ridotto flusso sanguigno e ridotto apporto di ossigeno al cervello, con il possibile contributo di fattori come un ictus acuto o condizioni croniche come l’ipertensione e il diabete.
Il dottor Back ha concluso con un pensiero che fa riflettere: “La demenza è un processo che dura anni e anni. “Dobbiamo affrontare questo problema fin dall’inizio per avere un impatto e non lasciare che sfugga al controllo”.
Mentre il campo è sull’orlo di questa svolta, la ricerca sulla demenza sta guadagnando rinnovato slancio. Questa scoperta, concentrandosi sul ruolo fondamentale della ferroptosi, apre nuove opportunità per scienziati, ricercatori e innovatori farmaceutici, plasmando il panorama futuro della cura e delle terapie per la demenza. Solo il tempo rivelerà l’intera portata dell’impatto che queste nuove conoscenze avranno su questo campo.